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: http://www.arcetri.astro.it/~sperello/India11.html
Äàòà èçìåíåíèÿ: Mon Dec 23 19:15:15 2013 Äàòà èíäåêñèðîâàíèÿ: Thu Feb 27 22:38:26 2014 Êîäèðîâêà: ISO8859-5 Ïîèñêîâûå ñëîâà: http astrokuban.info astrokuban |
Diario
di viaggio
Rajastan in Royal Enfield, agosto 2011
ò??ò?? la prima cosa che feci fu
tornare in India, ò?? dove il tempo Ó? piÓÉ lungoò??, Tiziano Terzani
LunedÓ? 8 agosto
Partiamo
con Carla, Paolino e Romina da Senigallia verso le otto con la bella Yaris per
Malpensa, mentre Paola, Marco e Costanza Pirro e Francesca Conean
ci arrivano da Milano. Voliamo con la Turkish Airline e il volo prevede uno stop di un giorno a Istanbul,
che serve a spezzare il viaggio e a rivedere una cittÓš meravigliosa.
Arrivandoci ci stupiscono gli enormi progressi verso lò??europeizzazione
dallò??ultima visita di 3 anni fa. Torniamo allò??albergo
accanto a Santa Sofia che ci era piaciuto, ma mi sembra molto piÓÉ invecchiato
di noi. Usciamo per una passeggiata fra le moschee e lungo lò??ippodromo. Poi
attraversiamo il Corno dò??Oro per una cena a base di gozleme e un dessert al Pera Palace. Il ritorno a piedi
attraverso il ponte di Galata conclude ottimamente la
serata.
Foto del giorno,
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MartedÓ? 9 agosto
Il
primo monumento da rivisitare Ó? Santa Sofia con la sua resistenza ai cambiamenti.
Forse Ó? troppo grande e magnifica per cambiare, ma la
sfida Ó? comunque notevole. Eò?? bello stare in un posto dove tanta gente diversa
puÓÂ trovare un pezzo della propria storia, qui al confine fra due continenti.
La cisterna romana lancia messaggi piÓÉ univoci, ma comunque suggestivi.
Meglio non strafare con i monumenti il primo giorno e ci concediamo un giro in
battello sul Bosforo fino al primo ponte, costeggiando Europa e Asia. Il tempo
Ó? stupendo e la temperatura ideale. Siamo quindi pronti per il museo
archeologico con le belle urne romane e fenicie, ma non mi entusiasma: qui non
posso fare a meno di pensare a quello che ci aspetta in India. Il volo della Turkish Ó? puntuale e non pieno.
Foto del giorno,
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MercoledÓ? 10 agosto
Si
arriva a Delhi nel cuore della notte, ma cò??Ó? il pulmino ad aspettarci con
lò??autista Ram Singh, che ci accompagnerÓš nel viaggio.
Il receptionist dellò??albergo si prodiga per aiutarci, con la calma indiana.
Nonostante che la nostra prenotazione cominci solo piÓÉ tardi oggi, ci trova due
stanze dove possiamo dormire ancora un poò??. Quando
sono le nove vado a prendere la moto: ho prenotato una
Royal Enfield con la quale
seguirÓÂ (o precederÓÂ) il pulmino degli altri. Ci vado con la metro e senza
accorgermene salgo nel vagone riservato alle donne: non sapevo che ci fosse e
con tutta calma mi avvertono. Poi avrei dovuto
scendere allò??ultima stazione, ma la bigliettaia mi aveva invece consigliato di
scendere 3 o 4 stazioni prima. Un tuctuc mi porta dal
concessionario. La moto non Ó? lò??ultimo modello, ma
cosÓ? ha il semplice motore a carburatore che tutti i meccanici sanno riparare.
Ha una capiente intelaiatura per i bagagli e mi faccio montare un attacco da
accendisigari per la presa del GPS. Finalmente parto nel traffico indiano. Me
la cavo bene a tornare in albergo con lò??aiuto del GPS. Ad
un certo punto finisco in un dedalo di viuzze piene di bici e carretti a mano.
Perdo mezzò??ora ma mi diverto un sacco e ho giÓš la conferma che la moto Ó? il
miglior modo per viaggiare anche in India, quello che se la sbriga meglio nel
traffico, che ti dÓš le migliori occasioni di vedere e conoscere persone e che
ti dÓš la miglior libertÓš di scelta. Con gli altri andiamo a fare un giro a piedi
al mercato e poi a cenare in una trattoria tipica.
Foto del giorno,
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GiovedÓ? 11 agosto
Si
parte verso il Rajastan. Per non perdere tempo decido
di seguire il pulmino allò??uscita della cittÓš, anche se lò??autista ci fa fare uno strano giro. Perdo presto gli altri ad un casello dellò??autostrada dove le moto non pagano e
quindi passano a lato senza fermarsi. Abbiamo deciso di visitare lo Shekhawati, regione del Rajastan
settentrionale con piccole cittÓš cosparse di haveli,
antiche case di mercanti decorate con pitture. Viaggiare in moto da solo su
queste strade mi esalta. Ci sono frequenti scrosci di pioggia. Il primo lo
evito fermandomi per pranzo, ma il secondo lo becco
tutto. La pioggia Ó? rinfrescante e non perdo tempo a mettermi la tuta. Inoltre
aiuta a vedere meglio le numerose buche, almeno finchÓ? la strada non Ó? tutta
allagata, il che succede spesso. La moto Ó? molto stabile e maneggevole con la
ruota davanti da 21 pollici e molto avanzata. Eò??
proprio adattissima a queste strade e mi ci abituo presto. Ritrovo gli altri a Jhunjhunu, dove visitiamo alcune haveli
dipinte ed una scolpita, direi quasi intarsiata, dove il
proprietario ha fatto costruire una rampa per salire a cavallo sul tetto. Ormai
Ó? tardi e lò??ultimo breve tratto di strada ci porta a Mandawa
che Ó? giÓš quasi buio. Lò??albergo Ó? in una piacevole haveli
con grandi stanze un poò?? delabrÓ?. Dopo cena andiamo a
bere nel bar di un vicino hotel ricavato nel forte della cittÓš.
Foto del giorno,
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VenerdÓ? 12 agosto
Giornata
dedicata alle haveli. Si comincia a piedi a Mandawa, che ne ha diverse belle. Carla ha
mal di testa e ci aspetta in albergo: ha bisogno di un poò?? di tempo per
adattarsi ai ritmi dellò??India. In una haveli ci
sorprende un acquazzone e indugiamo sulle pitture, mentre un nostro fido ci
procura degli ombrelli. Finite le haveli, vado da un
sarto a farmi fare dei pantaloni leggeri da moto, che
saranno pronti stasera. Infatti vorrei dei pantaloni
che si asciughino piÓÉ in fretta dei jeans. Scelgo una stoffa color fango, piÓÉ o meno. Proseguo in moto per Mukundgarh
a Sud, che ha varie haveli e un forte. Ho poca
benzina e il distributore locale non ne ha. Per fortuna riesco ad arrivare al
prossimo paese, che Ó? Dundlod, dove visitiamo un
forte. Qui cò??Ó? ancora il discendente del maharaja, che lavora al computer e ci
saluta dignitoso. Un suo servente ci porta a vedere i suoi cavalli nella
campagna vicina. Costanza sale in moto con me fino a Navalgarth,
unò??animata cittadina. Dopo pranzo facciamo un giro per il mercato, molto
pittoresco e un simpatico ragazzino ci mostra le haveli
principali. Mi colpisce la Murarka haveli che Ó? ancora usata per matrimoni. Il ragazzino Ó?
molto sveglio ed ha un debole per Costanza. Sale nel
nostro minibus per portarci a Parsurampura, il paese
di haveli piÓÉ a sud, che il nostro autista non
conosce. La nostra guida si fa dare la chiave da una signora e ci fa visitare
un cenotafio sulla cui cupola ci sono bellissimi dipinti mitologici. Tornati a Mandawa vado a ritirare i
pantaloni che dopo breve attesa sono pronti.
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Sabato 13 agosto
Parto
con i nuovi pantaloni, che non saranno bellissimi, ma sono comodi. Si viaggia
per piccole strade nelle campagne coltivate. Arriviamo al primo posto da
visitare, credendo che sia Mahansar, e insistiamo per
vedere lò??haveli con i dipinti dò??oro. Ci portano a
vedere un bel piccolo tempio (Shani Mandir), poi un haveli fatiscente
con un deposito di mobili a cielo aperto. Qui le haveli
hanno una grande scala dò??ingresso e torrette decorative. Finalmente unò??agenzia
turistica ci spiega che siamo in realtÓš a Ramgarh,
quindi Mahansar lò??abbiamo mancata e rimarrÓš mitica.
ChissÓš se sarebbe stata veramente diversa? Carla viene in moto con me e concludiamo le visite dello Shekhawati
a Fatehpur, che ha diverse haveli lungo la via
principale. Una Ó? completamente diroccata e i meravigliosi pezzi di pietra scolpita
sono sparsi a terra nella melma. Il piccolo mercato Ó? affollato ed ha delle
buone banane. Finalmente partiamo per Bikaner e il
paesaggio di fa via via piÓÉ arido. Ci fermiamo a mangiare lungo la strada e
stranamente non hanno riso, solo chapati,
lenticchie e verdure. Mi affascina questo lento arrivo del deserto. Nonostante
la zona piÓÉ arida vengo lo stesso colpito da un paio
di violenti acquazzoni. Si vedono bene arrivare e stavolta mi metto la tuta da
pioggia. Lò??idea Ó? buona, perchÓ?, anche se un poò?? dò??acqua passa lo stesso, poi i
vestiti si asciugano rapidamente, grazie anche ai nuovi pantaloni. Nella zona
di Bikaner ci dirigiamo subito al tempio dei topi a Deshnok (Karni Mata Temple), molto esaltato dalla guida. Eò?? una delusione
rispetto ai magnifici templi dellò??India del Sud. Non cò??Ó? nemmeno lò??ombra di
atmosfera religiosa. A Bikaner abbiamo ancora tempo
di visitare il tempio giainista di Bhandasar su tre
piani con una bella vista sulla cittÓš e di fare una passeggiata nei caotici
vicoli della cittÓš vecchia. Andiamo in uno dei due alberghi nel palazzo del maharaja
Karni Singh. Il receptionist mi scambia per una guida
e ò??especially for youò?? mi
dÓš la stanza del maharaja. Andiamo a cenare nellò??altro albergo dove cò??Ó? una
stanza da biliardo piena di trofei di caccia e di conseguente puzza.
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Domenica 14 agosto
Visitiamo
il forte Junagarh, residenza dei maharaja di Bikaner. Nel corso dei secoli Ó? stato abbellito anche con
cose europee, come i marmi di Carrara, le mattonelle di Delft e un pavimento
siciliano. Tutte le ricche suppellettili sono ancora proprietÓš della famiglia
dellò??ultimo maharaja, quello del palazzo dellò??albergo di
ieri sera. Fotografo una bella indiana con il marito, che mi chiede di mandargli
la foto per e-mail. Dopo una breve passeggiata nelle vie della cittÓš vecchia,
partiamo alla volta di Jaisalmer, chÓ?
la strada Ó? lunga. Il tempo Ó? buono e mi azzardo a fare le prime foto dalla
moto. Al secondo tentativo prendiamo una deviazione a sinistra per Kolayat, tranquilla cittadina sulle rive di un lago molto
pittoresco pieno di ninfee. Cò??Ó? un tempio a Ganesh, nuovo, ma costruito con gusto. In giro ci sono diversi
santoni e risento un poò?? di atmosfera religiosa. Si riparte verso sud-est e
poco dopo pranziamo in un locale da camionisti lungo la strada. Costanza ha male di stomaco e non mangia. Cò??Ó? ancora il sole e
lò??ambiente Ó? desertico, ma si ammassano nuvoloni neri. Evito il primo temporale
che ci passa a destra, ma poi comincia una fitta pioggia insistente. Proseguo
con la tuta da pioggia senza grossi problemi lungo la strada spesso allagata.
Poco prima di Phalodi la moto comincia a perdere colpi
e dopo un paio di chilometri si ferma definitivamente. Aveva giÓš perso qualche
colpo ieri durante una pioggia, ma poi si era ripresa. Penso che sia un
problema elettrico allò??accensione ed aspetto il
pulmino. Vicino a dove mi sono fermato cò??Ó? un punto di
sosta per camionisti. Con lò??autista del pulmino mi accordo con un pick-up che
mi porti la moto fino a Pokaran a circa 65 km di
distanza. Infatti non vogliono portarmela fino a Jaisalmer e fra due giorni dovremo comunque tornare a Pokaran. Viaggio con loro sul pick-up ed Ó? impressionante
come riescano a guidare con il tergicristallo che non funziona. Lasciamo la
moto al Pokaran Desert Resort, un locale che lò??autista conosce, ma dove purtroppo
non cò??Ó? un meccanico nelle vicinanze e finalmente ripartiamo per Jaisalmer che Ó? giÓš buio e continua a piovere senza sosta.
Arriviamo a Jaisalmer alle nove passate e non sembra
proprio la splendida cittÓš del deserto. Lò??albergo che abbiamo scelto necessiterebbe di manutenzione e pulizia, ma ha fascino e
sono molto gentili.
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LunedÓ? 15 agosto
Ram
Singh ha degli amici a Jaisalmer
e porta allò??albergo un meccanico che mi offre di andare a riprendere la moto,
portarla qui e ripararla per una cifra ragionevole. Mi sembra un ottimo affare,
che mi consente di visitare la cittÓš. Ci accompagna una guida locale che parla
bene italiano e verrÓš a febbraio a Perugia per migliorarlo ancora. La parte
vecchia della cittÓš Ó? contenuta in un bel forte su una collina, dove visitiamo 3 templi jainisti vicini fra loro, la cui pietra di arenaria
si confonde con quella delle case. Poi Ó? la volta del palazzo del maharaja in
cui le stanze si susseguono senza ordine ma con grazia. Pranziamo sui bastioni
e finalmente oggi il tempo Ó? buono e ci assale il caldo del deserto. Scendiamo
nella cittÓš bassa a vedere alcune haveli scolpite.
Una di queste Ó? stata costruita da due architetti su ordine di un ministro
locale, il cui discendente di settima generazione ce la fa visitare. Per
solidarietÓš gli compro una scatola di osso di cammello ed
una di legno e argento, entrambe da regalare. In unò??altra stanno girando un
film: sembra impossibile, ma questo aumenta ancora la confusione e i colori.
Torniamo in albergo a provare la piscina che Ó? molto piacevole. Lò??acqua non Ó?
cristallina, ma del tutto accettabile. Mentre bevo un aperitivo rilassatissimo arriva la moto. Era entrata acqua nel filtro
dellò??aria, che hanno cambiato e cò??era acqua anche
nellò??olio, che hanno pure sostituito. Mi pare che vada bene e che abbiano fatto
un buon lavoro e pago volentieri le poche decine di euro che mi chiedono.
Torniamo al forte per farlo vedere anche a Marco e Costanza, che prima erano
rimasti in albergo, e ceniamo su una grande terrazza nel ristorante di un
bellò??albergo. Incredibilmente hanno finito le birre e me le procuro da un simpatico
venditore lÓ? accanto.
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MartedÓ? 16 agosto
Si
parte per Jodhpur mentre allò??albergo fervono i preparativi per uno spettacolo
di musica e danze. La moto si Ó? riconciliata con lò??India ed io con lei. A Pokaran visitiamo il forte di arenaria rossa. Ha accanto un
hotel in disuso nel cui giardino con Marco salviamo uno scoiattolo caduto in un
pozzo, aiutandolo con un ramo. Da Pokaran, invece di
andare direttamente a Jodhpur, decidiamo di passare per Phalodi
e Osiyan e dopo una lunga opera di convincimento lò??autista
si rassegna ai nostri desideri. Ma si vede che se la
sentiva, perchÓ? a Phalodi si squarcia una gomma del
pulmino. Carla me ne informa con un sms e cerco invano il pulmino per vedere se
ha bisogno di aiuto. Alla fine Carla mi telefona che hanno cambiato la gomma e
stanno ripartendo per Osiyan. Parto anchò??io e ci
arrivo per una strada a volte un poò?? stretta ed in
riparazione, ma del tutto accettabile per la moto con cui si evitano facilmente
le buche e non ci sono troppi problemi negli incroci con autobus e camion.
Visito da solo i due templi di Osiyan, perchÓ? gli
altri non sono arrivati. Mi diranno che lò??autista, forse scosso dalla rottura
della gomma , ha voluto fare una strada piÓÉ lunga. Il
tempio induista Ó? su una collina, ci si arriva con una lunga scala ed Ó? pieno di indiani in preghiera. Quello giainista Ó? piÓÉ sotto ed Ó?
molto tranquillo, sono lò??unico visitatore e cò??Ó? una buffa serie di storie
dipinte. Proseguo per Jodhpur dove vado in
avanscoperta allò??albergo che Carla mi ha suggerito per sms. Controllo le stanze
e mi sembra molto adeguato. Mi faccio una doccia ed un
aperitivo aspettando gli altri che arrivano quasi due ore dopo di me, esausti
ed esasperati dalle discussioni con lò??autista. Comunque lò??accoglienza e la cena
dellò??albergo rinfrancano corpo e spirito.
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MercoledÓ? 17 agosto
La
giornata Ó? dedicata alla visita di Jodhpur. Cominciamo dal
Jaswant Thada, il mausoleo
di marmo bianco fatto costruire da un locale maharaja un secolo fa, che si
trova sulla collina che domina la cittÓš. In cima a questa collina, quasi a
prolungarla verso il cielo, cò??Ó? il Mehrangarh, un
meraviglioso forte-palazzo, ben protetto da alte mura, sulle quali si vedono
ancora i segni delle cannonate. Vi si entra passando varie belle porte.
Lò??interno Ó? un susseguirsi intricato di sale, cortili, bastioni, finestre da
cui si domina la cittÓš, e collezioni di oggetti. Lo visitiamo con unò??audioguida
che racconta interessanti aneddoti. Poi torno in albergo a mangiare un sandwich
alla piscina, mentre gli altri vanno al mercato. Esco in moto a comprare gli
accessori della macchina fotografica che ho perso e a fare un giro nella cittÓš
vecchia. Al ritorno trovo tutti rilassati in piscina. Rinunciamo allò??idea di
cenare allò??esoso palazzo-albergo Umaid Bhawan e ceniamo invece nel bel giardino del nostro
albergo, allietati da musiche e danze. Questo susseguirsi di cittÓš simili, separate da lunghi trasferimenti in pulmino, comincia a
stancare il gruppo e cò??Ó? chi pensa alle spiagge delle Nicobare.
Non Ó? il mio caso, in quanto la moto aggiunge al
viaggio un pizzico di libertÓš e avventura del quale non mi stancherei mai.
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GiovedÓ? 18 agosto
Si
parte da Jodhpur verso Sud e verso i monti. Qualche pioggia sporadica mi spinge
a fermarmi alcune volte a mettere e togliere la tuta. Passo Pali caotica e poco
interessante. A Sanderi mi fermo per aspettare gli
altri a una deviazione verso Est per vedere i templi di Ranakpur e il forte Kumbalgarh. Ogni sosta Ó? occasione di conoscere qualcuno,
perchÓ? la novitÓš di vedere un turista arrivare su una moto indiana evidentemente
attira i locali. Quando arriva il pulmino decidiamo
invece di proseguire direttamente per Mount Abu e rimandare forte a templi a
domani. Pranziamo a Sirohi, sorprendendo lò??autista,
che si era fermato davanti ad un ristorante ò??di lussoò??: infatti
preferiamo il baracchino di fronte, dove un cuoco cieco di un occhio ci vede
abbastanza bene per cucinare un buon dhal. Poi la
strada sale un gradino di un paio di centinaia di metri e continua lungo
unò??ampia valle diventando una comoda autostrada. Quando la lasciamo per salire
lungo il versante occidentale della valle, Carla viene in moto con me. La
strada Ó? molto bella con curve da moto, bei paesaggi e
scimmie giocherellone. La zona di Mount Abu Ó? un altopiano sui 1000 metri
circondato da monti. Visitiamo subito i templi giainisti di Dilwara.
Non si puÓÂ entrare con la macchina fotografica ed Ó? un peccato perchÓ? le
sculture di marmo bianco sono notevoli. Ci consoliamo poco piÓÉ avanti ad Achalgarh, dove unò??intraprendente ragazzina ci porta a
visitare un tempio di Shiva e poi vediamo anche un altro tempio poco piÓÉ in alto
sulla collina. Al ritorno verso Mount Abu, nonostante le nuvole, il sole si
mostra per un bel tramonto su foreste, monti e laghi. La luce del crepuscolo
illumina ancora il romantico lago Nakki, ultima
visita della giornata. Lò??albergo era la residenza estiva del maharaja di Bikaner ed ha stanze molto grandi e piene di atmosfera.
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VenerdÓ? 19 agosto
Prima
di colazione con Carla facciamo un giro in giardino. Il giardino ò??allò??indianaò??
Ó? un misto di giardino ò??allò??italianaò??, ben strutturato
con architetture e divisioni, e di giardino ò??allò??ingleseò??, dove invece si cerca
di dare lò??impressione che la natura faccia il suo corso. La ragione forse Ó? che
qui la natura fa comunque il suo corso. I monti circostanti sono coperti di
foresta, con alcuni templi e santuari in luoghi cospicui. Decidiamo di
prendercela con calma e con Paola e Francesca facciamo una bella passeggiata
intorno al lago Nakki, mentre Carla e Costanza fanno
un giro su un bel pedalÓÂ a forma di papera. La discesa da Mount Abu Ó? bella
come la salita, solo bagnata da qualche goccia di pioggia. Sul fondo valle
riprendiamo verso Nord lò??autostrada giÓš fatta allò??andata, ma a Pindwara svoltiamo verso Est in direzione di Udaipur, fino
a Jaswantgarh dove lasciamo lò??autostrada per una bellissima strada di campagna fra i
monti verso Nord, che ci porta a Ranakpur. Visitiamo il complesso di templi
giainisti, di cui il principale, il Chaumukha Mandir, Ó? uno dei templi indiani piÓÉ belli che abbia visto.
Eò?? in marmo bianco, solo lievemente ingiallito dai secoli, e ha poche pareti,
se non quelle di confine, il che lo rende molto arioso e ne lascia vedere la
struttura, complicata ma ordinata e simmetrica. Dentro cò??Ó? anche un albero
centenario. I soffitti delle numerose cupole sono tutti scolpiti finemente e
non danno assolutamente lò??impressione dello sforzo fatto a sostenersi. Proseguiamo
per il forte di Kumbalgarh che non Ó? molto lontano in
linea dò??aria, ma si raggiunge con una lunga deviazione. Lo spettacolo del forte
che appare dopo un dosso Ó? davvero impressionante. Ha lunghissime e ampie mura
che si perdono sulle colline fra i boschi, forse a proteggere la popolazione e
a consentire allevamenti e coltivazioni interni in
caso di assedio. Il complesso Ó? incentrato su una rocca in cima alla collina
piÓÉ alta, che domina il paesaggio dei boscosi monti circostanti. Intorno ci
sono vari templi e villaggi. Lò??unico buon albergo del posto Ó? pieno e ci
dobbiamo adattare alla seconda scelta che non Ó? poi cosÓ? male. Ma andiamo a
cenare nellò??albergo migliore dove due danzatrici indiane mi invitano
a ballare con loro, senza sapere cosa le aspetta.
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Sabato 20 agosto
Partiamo
da Kumbalgarh per Udaipur e lungo la strada vogliamo
fermarci a Eklingji e Nagda dove ci sono dei templi
a Nord di Udaipur. Come al solito il problema Ó?
convincere Ram Singh che ha unò??irrefrenabile tendenza
a rifare le strade che giÓš conosce. Ci sembrava di esserci riusciti con lò??aiuto
di un benzinaio, ma andandosene stava giÓš girando dalla parte sbagliata. Allora
decido di mettermi davanti a lui e di aspettarlo ad
ogni incrocio. Eò?? una giornata piovosa al punto che non mi tolgo mai la tuta. A
volte piove anche forte, ma la moto per fortuna non perde colpi, forse lò??hanno
riparata bene e serve comunque fare piÓÉ attenzione nei numerosi guadi. La
strada Ó? molto bella, attraversa la catena degli Aravalli
con boschi, coltivazioni e paesini ed Ó? poco trafficata. La gente a cui chiedo la strada Ó? molto gentile ed alcuni mi invitano
a mangiare con loro. Il tempio di Shiva a Eklingji
non Ó? niente di speciale. Ripartendo perdo gli altri: li aspetto a lungo ma
sono giÓš passati. CosÓ? passo Nagda senza vederla. Li
ritrovo casualmente a Udaipur mentre cerco lò??albergo in un punto in cui con il
pulmino non possono proseguire. Allora Romina viene con me e rimaniamo bloccati
da una processione di carri trainati da cammelli che si ferma ad un incrocio per dare spettacolo con danzatori con
scimitarre ed un cerchio di palle legate con spaghi che fanno roteare intorno
alla testa. Lò??albergo Ó? molto elegante e curatissimo. Una deliziosa manager ci
convince a prendere le suite: la nostra ha una bellissima vista sul lago. CosÓ?
finalmente mi tolgo la tuta, mi cambio e mi asciugo. Usciamo a piedi a vedere
la cittÓš il cui centro Ó? al di lÓš di un ponte pedonale
ingombro di mucche. Mi ritrovo con le quattro signore bionde e cerco di
immaginare cosa pensino di me i locali. Visitiamo la haveli Bagore-Ki lungo il lago.
Ha interessanti mobili e suppellettili dò??epoca e strane collezioni, come una di
turbanti (cò??Ó? il turbante piÓÉ grande del mondo) ed una
di copie in polistirolo di monumenti (torre di Pisa, torre Eiffelò??). Arriviamo
al City Palace, ma le signore sono troppo stanche per la visita, gli resta solo
lò??imperdibile energia per gli acquisti. Le lascio al mercato e visito il tempio
Jagdish a Vishnu che si
trova in cima ad una ripida scalinata con due begli
elefanti di marmo bianco. Poi torno in albergo per occuparmi della moto. Infatti negli ultimi due giorni, in caso di salita ripida
con marce basse fa degli scatti, come se saltasse un dente della catena. I
gentilissimi inservienti dellò??albergo mi spiegano come arrivare da un meccanico
di Royal Enfield. Lungo la
strada incontro Marco, che con il suo piede dolorante Ó? stanco di girare a
piedi, quindi viene con me. Il meccanico inquadra subito il problema e mi
propone di cambiare pignone, catena e ruota dentata. Solo questò??ultima Ó?
consumata, ma ci spiega che bisogna cambiare tutto il set. Visto
che mi costa solo 2100 rupie di ricambi e 500 di lavoro (circa 40 euro
in tutto), decido di accettare e gli lascio 1000 rupie di anticipo. Mi cambia
anche un paio di lampadine fulminate, incluse nel prezzo, la moto sarÓš pronta
domani a mezzogiorno e me la porta in albergo. Torniamo in hotel in tuctuc e ci godiamo un aperitivo alla bellissima piscina
situata sul tetto dellò??albergo. Ceniamo lÓ? accanto su
una splendida terrazza panoramica.
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Domenica 21 agosto
La
visita di Udaipur, situata sulle rive di un bel lago, il Pichola,
comincia con il City Palace, il palazzo piÓÉ grande del Rajastan.
Infatti si susseguono numerosissime stanze, sale
adorne di ori e specchi, cortili, fontane, corridoi, passaggi aerei, terrazze,
torrette ecc., arricchite da collezioni di armi, pitture, mobili, foto, mosaici
(molto belli quelli nel cortile dei pavoni), piastrelle di Delft, lampadari e
suppellettili varie. Ci sono molti turisti, soprattutto indiani. Alla fine
della visita Ó? per me lò??ora di tornare in albergo per la riconsegna della moto,
mentre le signore si perdono nel mercato. La moto Ó? stata ben riparata, come
verifico con una rapida prova. Oltre alla catena, alle due ruote dentate e a un
paio di lampadine hanno cambiato anche un altro pezzo della trasmissione e mi
consegnano tutti i pezzi vecchi. Alla fine pago un totale di 2900 rupie,
comunque molto ragionevole. Con Marco partiamo subito per un giro in moto.
Facciamo il giro di un altro lago a Nord, il Fateh Sagar. Cò??Ó? un isola con un
osservatorio solare, un isolotto con diverse mucche nuotatrici e il grande
giardino Saheliyon-Ki-Bari.
Da lÓ? proseguiamo verso Nord-Ovest per un altro lago fra i monti, tenuto da una
diga di mattoni. Un locale ci esalta le meraviglie della giungla che sò??incontra
piÓÉ avanti su quella strada. Proseguiamo, ma incontriamo invece delle zone
rurali. Su un gran prato dopo un paio di case cò??Ó? una compagnia di attori che si
esibiscono di fronte a 200 o 300 spettatori rigorosamente suddivisi fra donne,
uomini e bambini. Lo spettacolo Ó? molto colorato e un poò?? comico e tutti si
divertono molto. Per fare foto mi arrampico sul tetto
di una casa aiutato da alcuni ragazzi che ci sono giÓš. Nel salire su un
cancello accanto alla casa mi ferisco in due punti sulla gamba destra con le
punte acuminate del cancello. Una delle due ferite sanguina un poò?? ma non mi
sembra niente di grave. Si avvicinano dei gran nuvoloni e decidiamo di tornare.
In effetti alla diga comincia a piovere decisamente e
ci fermiamo a cercare un sacchetto di plastica in cui riparare la macchina
fotografica e i telefonini. Torniamo allò??hotel per unò??altra strada che passa
accanto al Monsoon Palace, un nome, una garanzia. In effetti
piove proprio a dirotto con fiumi dò??acqua sulla strada ed anche le mucche
cercano riparo. La temperatura non Ó? sgradevole ed
arriviamo in albergo fradici ma contenti. Ne approfitto per farmi subito un
bagno in piscina e riposarmi un poò?? in camera. Nel frattempo torna il sole e
con Marco ripartiamo con la moto, stavolta verso Sud costeggiando la riva
orientale del lago Pichola. Ci fermiamo prima in un
giardino con dei giochi per bambini. Da lÓ? vediamo una telecabina che sale a un
forte. Non possiamo rinunciarci. Nella lunga, ma relativamente rapida coda siamo gli unici stranieri. Gli altri sono indiani
relativamente benestanti. In cima ci sono i bastioni di difesa della cittÓš e si
ammira uno splendido panorama sul lago e sulla cittÓš. Nella cabina al ritorno
conosciamo una simpatica coppia di Chennai che vive a Delhi e lavora sul
software per i telefonini. Sognano di fare un viaggio in Italia ed alimentano il sogno di Marco di un viaggio alle Andamane.
Ceniamo di nuovo sulla terrazza dellò??albergo e la serata si conclude
con una visita alla principesca suite con piscina interna privata dove Paolo e
Romina hanno deciso di passare la seconda notte in questò??albergo, ma la vasca della
Jacuzzi spande ed hanno dovuto vuotarla.
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LunedÓ? 22 agosto
Prendiamo
lò??autostrada verso Est Fino a Chittorgarh, dove cò??Ó?
un grande forte su una lunga collina. Lo visito in moto con Marco, accompagnati
da una guida locale che va in pulmino. La cinta di mura contiene un territorio
molto ampio per dare modo alla popolazione interna di coltivare. Questo perÓÂ
lò??ha reso difficilmente difendibile ed Ó? stato espugnato almeno tre volte con
suicidi in massa delle donne. Ha diversi complessi di palazzi, templi, torri e
cisterne per lò??acqua e la vista sulle due valli circostanti Ó?
molto bella. Proseguiamo verso Est lungo lò??autostrada e sotto un forte acquazzone la moto si ferma di nuovo. La spingo per un paio
di chilometri in cerca di un meccanico. Nel frattempo smette di piovere e la
moto riparte. Indubbiamente non le piace la pioggia forte, e specialmente le
pozze prese a forte velocitÓš. Lasciamo lò??autostrada
verso Nord per Mandalgarh, un forte lasciato in stato
di abbandono su una collina. I locali ci accolgono con un the: evidentemente
vedono pochissimi turisti e quei pochi cercano di curarli. Oggi Ó? il giorno del
compleanno di Brahma ed in
un tempio fanno festa. Anche qui cò??Ó? una grande e
bella cisterna e bei panorami. Porto Marco ed altri in
giro per il forte e quando stiamo per ripartire, la moto non parte. Il motorino
di avviamento gira, ma Ó? come se non ingranasse la ruota che ne trasmette il
movimento al motore. Finalmente riusciamo a farla ripartire in due sulla moto e
con parecchio slancio per la discesa. Il motorino di avviamento
si reingrana e rifunziona. Da qualche parte
oggi, dopo aver segnato piÓÉ di 2000 km dalla partenza da Delhi, smette di
funzionare il contachilometri, che comunque copro spesso con la ventosa del
GPS. Proseguiamo verso Bundi per una bella strada di
campagna. Per fortuna non piove piÓÉ, anche se ci sono diversi acquazzoni in
giro. PerÓÂ fa buio e evitando un autobus la moto
scivola a terra senza danni per me. Tuttavia la moto non riparte con gli stessi
sintomi che aveva allò??ultimo forte. La spingo fino ad
un distributore lÓ? vicino, dove sono molto gentili e cercano di aiutarmi a
farla ripartire, ma non cò??Ó? verso perchÓ? qui manca una discesa adeguata e a
spinta non ce la facciamo. Allora lascio la moto al distributore e mi
accompagnano al vicino paese da dove prendo un autobus per Bundi
a 15 km. Allò??arrivo in albergo gli altri sono un poò?? preoccupati perchÓ? avevo
il telefonino scarico e non hanno ricevuto lò??sms che ho mandato con il
telefonino di un indiano al distributore. Lò??atmosfera Ó? un poò?? tesa, forse il Rajastan non soddisfa le aspettative
di tutti ed il viaggio in pulmino Ó? stressante.
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MartedÓ? 23 agosto
Mi
sveglio presto per cercare un meccanico, ma il receptionist mi spiega che
aprono alle 10. Allora me ne vado da solo (gli altri si
stanno ancora svegliando) a vedere il palazzo e il forte di Bundi.
Il gentile bigliettaio mi consiglia di vedere prima il forte e poi il palazzo,
gli do retta, cosÓ? faccio la salita al forte quando Ó? ancora un poò?? fresco. Mi
danno un bastone per difendermi dalle scimmie, ma su al forte non ne vedo,
anche se Ó? invaso dalla giungla. Sono evidentemente il primo visitatore della
giornata e mi godo la visita solitaria con bellissimi panorami sulla cittÓš.
Spero che si diano da fare per salvare questa meraviglia dalla rovina. Poi Ó? la
volta del palazzo; in realtÓš sono due, uno accanto allò??altro: quello delle
donne e quello degli uomini e si visitano separatamente. Finalmente Ó? lò??ora del
meccanico, il receptionist mi ci porta in motorino e mi aiuta con le traduzioni.
Il meccanico Ó? sveglio ma forse inesperto di Royal Enfield. Andiamo con il suo motorino al distributore
dove ho lasciato la moto, che cò??Ó? ancora. Aggiunge 3 litri dò??olio (350
rupie al distributore), pulisce la candela e versa un poò?? dò??olio sulla testata
e la moto riparte a pedale. Ovviamente non ha fatto niente per risolvere il
problema del motorino di avviamento che non aggancia il motore. Dice che vuole
controllare la moto nella sua officina e cosÓ? la guido dietro di lui. Mi si
spegne dopo un paio di chilometri, la riaccende, riparto e si rispegne dopo
altri due chilometri. Allora la guida lui e non si spegne piÓÉ. Arrivati allò??officina mi fa sedere, mi offre un tÓ?, poi prova la moto e
me la riporta dicendo che Ó? a posto. Dellò??avviamento elettrico dice che la
colpa Ó? della batteria un poò?? scarica e che dopo che sarÓš ricaricata
ripartirÓš. Eò?? ovvio che non Ó? cosÓ?, ma non insisto,
perchÓ? Ó? inutile far fare questo lavoro ad uno non esperto della moto. CosÓ?
parto alla volta di Ajmer, ma sulla salita allò??uscita di Bundi
la moto si spegne. La rispingo verso il meccanico di Bundi,
ma dopo un poò?? provo a farla partire a pedale e riparte. Quindi
proseguo per Ajmer, ma dopo un paio di chilometri si rispegne. Mi pare proprio
che sia un problema che non arriva benzina e mi ricordo che il meccanico ha
mollato il tubicino di gomma che porta la benzina dal serbatoio al carburatore,
per usare un poò?? di benzina per pulire la candela. Questo tubicino Ó? un poò??
corto e fa una piega che lo stringe parecchio. Allora faccio ripartire la moto
con il pedale, riparto per Ajmer e ogni tanto do una strizzata alla piega del tubicino
per favorire il passaggio della benzina. CosÓ? la moto non si ferma piÓÉ. Il
viaggio Ó? lungo ed in certi punti la strada Ó? proprio
bruttissima. Arrivato a Ajmer proseguo per altri 20 km
per lò??albergo di Pushkar concordato con gli altri. Ci
arrivo stanco morto che sono quasi le sette di sera. In piÓÉ mi fa male la gamba
destra, perchÓ? si Ó? infettata una delle due ferite che mi sono fatto sul
cancello di Udaipur. Mi dÓš molta noia quando rimetto in moto la gamba, ma poi
le cose migliorano in movimento. Ho anche brividi di febbre. Scelgo le camere
per tutti e ne contratto il prezzo. Poi mi faccio la doccia ed
un bagno nella bella piscina dellò??albergo, nonostante tutto. Intanto arrivano
gli altri e decidiamo di andare a cena fuori, perchÓ? qui sono integralisti
musulmani e si mangia solo vegetariano e senza alcol. Troviamo quindi una
simpatica pizzeria in cittÓš.
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MercoledÓ? 24 agosto
Giornata
di riposo a Pushkar e mi ci voleva, perchÓ? questa
notte ho avuto 38,3 di febbre e il polpaccio mi fa ancora male, soprattutto
quando lo rimetto in moto. Comunque adesso le cure (antibiotico,
anti-infiammatorio e pomata disinfettante) cominciano a fare il loro effetto.
Ci svegliamo che piove alla grande. Approfittando di un intervallo fra le
piogge andiamo in paese dove cò??Ó? un meccanico della Royal Enfield. Non ha
lò??ingranaggio del motorino di avviamento che sarebbe da cambiare e per farlo
arrivare ci vorrebbe troppo tempo, ma telefona ad un
concessionario di Jaipur che ce lò??ha e mi dÓš il suo numero di telefono. Poi
andiamo in tuctuc al tempio di Brahma,
ma la ressa Ó? tale che desistiamo dallò??entrare. Le signore vanno al mercato ed
io torno in albergo a dormire per buona parte della giornata. Torniamo a cena
alla pizzeria di ieri con una coppia di milanesi conosciuti in albergo. La
gamba va meglio e spero bene per domani.
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GiovedÓ? 25 agosto
Si
parte per la capitale Jaipur, cittÓš costruita ex novo nel ò??700. La gamba va
abbastanza bene con solo qualche dolore alla ripartenza. Mi fornisco di un set
di medicine, fascio la ferita e partiamo. Ci fermiamo a
Ajmer, cittÓš piuttosto anonima e piena di questuanti importuni. Davanti alla
moschea un tizio con una shashia musulmana mi spintona come un forsennato per passare e mettersi davanti a
noi e gli dico di non spingere. Ne nasce un diverbio e non ci fanno entrare
nella moschea dove forse non ci avrebbero fatto
entrare comunque. Questo islamismo integralista che impera in questa piccola
parte del Rajastan dÓš veramente noia e supera le mie
capacitÓš di sopportazione. Ce ne andiamo verso Jaipur, per una bella
autostrada. LÓ? lò??atmosfera Ó? completamente diversa, sembra un altro mondo: sono
gentili, niente questuanti, traffico piÓÉ ordinato e meno aggressivo. Sulle
stradine del centro perdo la marmitta con gran baccano e mi fermo a
raccoglierla. Riesco a trovare lò??albergo, anche se non ne ho piÓÉ il nome, solo
ricordandomi visualmente la zona della cittÓš in cui Ó?.
LÓ? sono gentili, mi fanno vedere tre tipi di stanze e scelgo la piÓÉ economica
che Ó? comunque molto bella. Dopo un bagno in piscina mangio unò??insalata greca e
mi accingo a riparare la moto che cade letteralmente a pezzi. Con lò??aiuto della
reception trovo il nome e telefono di un meccanico della Royal
Enfield (non quello che mi era stato suggerito a Pushkarò??), che al telefono mi dice di andare da lui. Mentre
ci vado e mi fermo a chiedere indicazioni, uno sente il baccano, vede la
marmitta staccata e me la risalda lui per 100 rupie aggiungendo
anche un paio di dadi che mancavano. Il meccanico della Royal Enfield Ó? un anziano
signore simpatico che governa con calma uno stuolo di meccanici. Mi dice di
tornare domani mattina per cambiare lò??ingranaggio del motorino di avviamento.
Riparto verso il centro, ma lò??Osservatorio Jantar Mantar Ó? giÓš chiuso. Comunque faccio un bel giro per le solitarie
(incredibile a dirsi) stradine lÓ? intorno. La cena in albergo Ó? piacevole anche se la gamba mi fa di nuovo un poò?? male,
forse perchÓ? oggi lò??ho affaticata.
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VenerdÓ? 26 agosto
Sono
puntuale alle 10 dal meccanico della Royal Enfield. Stanno pulendo e riordinando lò??officina prima di
cominciare la giornata di lavoro. Poi mi esamina la moto e dice che ci
sarebbero da cambiare sia il giunto (sprang clutch, mi mostra quello della 350) che il motorino di
avviamento. Tuttavia non ha il giunto per la mia 500.
Allora lo faccio parlare al telefono con Andy, perchÓ? gli spieghi le condizioni
della moto. Poi ci parlo anche io, spiegandogli che la
moto ha avuto diversi problemi che mi hanno fatto perdere molto tempo e diversi
soldi dai meccanici e che per la mancanza del pezzo non posso far altro che
riportargli la moto cosÓ?, ma che non voglio problemi con il mio deposito alla
riconsegna della moto. Mi assicura che non ci saranno problemi, che posso riportare la moto cosÓ? e che lui manderÓš a Delhi un
suo rappresentante alla riconsegna della moto. Vado al
Jantar Mantar,
lò??osservatorio di Jaipur con enormi strumenti di posizione in pietra. Mi
affascina molto di piÓÉ di 30 anni fa, forse invecchiando
sono piÓÉ in sintonia con questi vecchi strumenti. Passo un paio dò??ore molto
piacevoli, anche guardando la gente ed ascoltando
quello che dice, e mi sento un poò?? a casa. Poi Ó? la volta di Amber Palace a una
decina di chilometri a nord di Jaipur. Amber era la vecchia capitale, prima che
il maharaja Jai Singh II
costruisse Jaipur nel ò??700. Eò?? situata in un posto geograficamente molto bello,
con colline boschi, laghi. Trenta anni fa con Carla ci eravamo arrivati in
bicicletta costeggiando il lago con un bianco palazzo in mezzo (ora Ó? giallo) e
lÓ? avevamo comperato un tappeto. La strada era
sterrata e tutto Ó? molto cambiato, tuttavia lò??impeto dei ricordi Ó? notevole.
Prendo una guida per visitare il palazzo e lui Ó? bravo nel farmi vedere e darmi
spiegazioni in un inglese un poò?? stentato. Vorrei andare anche al soprastante
forte Jaigarh e lui mi dice che posso salirci a piedi
in mezzora. Per fortuna un poliziotto ci nega il passaggio per unò??ovvia
scorciatoia, cosÓ? desisto. Tornati in basso, quando la
guida vede che sono in moto, mi indica una strada per
arrivare lo stesso al forte con la moto. La strada sale sul crinale delle
colline ed arriva su facilmente. Il forte Ó? bello
soprattutto per le spettacolari vedute sui paesaggi circostanti. Proseguo verso
Sud lungo il crinale delle colline e, passato un tempio, arrivo a Nahagarh, un forte subito sopra a Jaipur, con un enorme
vascone a gradini. Da lÓ? una spettacolare strada di acciottolato a tornanti
scende ripida in cittÓš. Mi rilasso in piscina con Marco e concludo
la serata invitando a cena Carla, Francesca e Paola ad un ristorante
consigliato dallò??autista.
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Sabato 27 agosto
Oggi
partiamo verso Agra e vorremmo fermarci a Sariska, il
parco delle tigri, per vedere la zona, anche se il parco Ó? chiuso per via della
stagione dei monsoni. Tuttavia non riusciamo trovare un albergo nei dintorni e
desistiamo, decidendo di prendere invece la strada diretta verso Agra. Mentre
il pulmino va al forte Jaigarh, che gli altri non
hanno visto, io vado a Garga a vedere il cosiddetto
tempio delle scimmie. Ci arrivo da sopra ed Ó? in una stretta valletta con
vasche digradanti. Nella piÓÉ alta fanno il bagno le
scimmie: si tuffano, nuotano, vanno sottò??acqua e giocano a rincorrersi. Il
tutto Ó? veramente buffissimo a vedersi. Nel vascone sottostante fanno il bagno gli uomini con diverse donne, alcune delle quali non
esitano a denudarsi il petto. Ogni tanto affiorano enormi pesci gatto a
mangiare erbe lungo il bordo. La vasca piÓÉ bassa Ó? riservata alle donne che se
ne servono anche per lavare i panni. Due di loro fanno asciugare al sole i loro
sari tenendoli stesi con la testa. In uno dei due templi in basso ci sono due
meravigliose porte intarsiate dò??avorio. Mi ritrovo con gli altri a Abhaneri, lungo la strada per
Agra a vedere un vecchio tempio indÓÉ, distrutto dai musulmani e rimesso in
piedi alla meno peggio: speriamo che lo restaurino per bene. La meraviglia
locale Ó? perÓÂ un grande vascone a gradini che sembra un disegno di Escher. Concludiamo la visita con una passeggiata nel villaggio, dove
le signore regalano diverse penne ed un barbiere si fa fotografare volentieri.
PiÓÉ avanti ci fermiamo a Balaji per vedere il tempio
degli esorcismi. Eò?? pieno di gente che fa allegramente una lunghissima coda
lungo una specie di recinto da belve, alla fine della quale entrano nel tempio
con grandi vassoi votivi. Desistiamo dalla coda, ma lò??impressione Ó? comunque
forte. Decidiamo di passare la notte a Bharatpur, una
cittadina prima di Agra. Ci arrivo prima degli altri e, come al
solito, controllo e contratto le stanze dellò??albergo (Marco poi lamenterÓš che
nella sua la televisione ha solo pochi canaliò??), poi mi faccio un bagno in
piscina, dove siamo solo italiani. Carla viene in moto con me a visitare il
forte Lohagarh in cui entriamo attraverso il Lohiya Gate una bella porta fra i
bastioni tondeggianti (ricorda Castel dellò??Ovo), vediamo da fuori il tempio
Ganga, ci troviamo imbottigliati dallò??uscita degli studenti dellò??UniversitÓš,
percorriamo una tranquilla passeggiata frequentata esclusivamente da signore in
sari e ci ritroviamo per caso in un bel palazzo che stanno trasformando in
albergo. Sono molto gentili e ce lo fanno visitare.
Hanno rimesso a posto solo il piano terreno e ancora cò??Ó? molto da fare. Mentre
Carla beve un the in giardino, salgo fin sul tetto piÓÉ alto da cui si vede
tutta la cittadina. Cò??Ó? una torre dellò??orologio e
bellissime stanze, alcune con affreschi notevoli.
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Domenica 28 agosto
Visitiamo
la riserva aviaria Keoladeo Ghana. Non Ó? grande e ci
giriamo in bici con una guida che ci mostra uccelli (gufi, martin pescatore,
uccelli della fortuna, ecc.), cinghiali, iguana, sciacalli, cervi e tartarughe.
Forse la cosa piÓÉ interessante sono due grandi alberi coperti da cicogne nella
stagione dei nidi. Quindi proseguiamo per Fathepur Sikri, che per 14 anni Ó? stata la
prima capitale dei Moghul durante il breve regno di Akbar, poi abbandonata a
favore di Agra per scarsitÓš di acqua. Il forte sulla collina ha una
spettacolare piazza quadrata con al centro un elegante
edificio bianco che contiene la tomba di Shaikh Salim Chishti ed altri edifici di
arenaria rossa intorno, fra cui anche il palazzo della moglie cristiana di
Akbar. Non ha lò??aria di essere servito per cosÓ? poco tempo. Proseguiamo per
Agra, lò??ultima meta del nostro viaggio. Il primo albergo che proviamo Ó?
bellissimo, ma molto caro, nonostante lo sconto. Andiamo quindi ad un altro consigliato da Ram Singh
e ci rilassiamo nella sua piscina prima della cena al ristorante cinese.
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LunedÓ? 29 agosto
Mi
sveglio poco dopo le cinque e alle sei sono al Taj Mahal in tempo per vedervi il sorgere del sole. La gente Ó?
ancora poca e mi godo questa meraviglia e la sua spianata lungo il fiume. Non
ho nemmeno lo stress di dover fare foto, perchÓ? lo
shock dal freddo della stanza al caldo umido esterno fa appannare le lenti
dellò??obiettivo e ci vuole unò??ora prima che si puliscano. Poi andiamo con il
pulmino a vedere il forte, lò??unico in pianura del Rajastan,
e il mausoleo di Akbar, una decina di chilometri fuori cittÓš, dove ancora
pascolano antilopi. Al tramonto vado di nuovo ad ammirare il Taj Mahal dai profumati giardini Mehtab Bagh al
di lÓš del fiume.
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MartedÓ? 30 agosto
Ultimo
giorno in India di questo viaggio e sarÓš un giorno lungo perchÓ? il nostro aereo parte da Delhi alle 4:45 della prossima
notte. Vado in moto a visitare la moschea Jama Masjid, dove ho unò??interessante conversazione religiosa con
un gruppo di fedeli musulmani, che stanno finendo le preghiere del Ramadan. Il
capo Ó? contento quando gli dico che ho letto parti del Corano e mi raccomanda
di leggerlo tutto, un poò?? per giorno. Gli chiedo se lui lò??ha letto e mi dice di
no perchÓ? non sa leggere. Tuttavia lo ascolta tutti i giorni. Torno in albergo
a farmi lò??ennesimo bagno in piscina, a trovare Costanza che ha
unò??influenza con febbre ed a preparare gli ultimi bagagli. Parto nel momento
piÓÉ caldo della giornata, ma Ó? che voglio arrivare prima di buio. Mi fermo a
Mathura per vedere il gruppo di templi a Krishna
costruiti sul luogo dove dicono che sia nato. Solo uno Ó? aperto e non Ó? un gran
che. Mangio una strana crepe salata e sottilissima,
ripiena di cipolle. Proseguo per Vrindavan che sembra
un poò?? unò??Assisi indiana: ogni tre case due sono templi. Alcuni sono belli, ma
la maggior parte Ó? kitch. Eò??
ore di partire per Gurgaon a riconsegnare la moto e
ci arrivo che Ó? quasi buio. Non fanno difficoltÓš a riconsegnarmi la caparra e
me ne vado con calma in taxi allò??aeroporto ad accingermi alla lunga attesa per la partenza del volo di ritorno.
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ò??La
vita Ó? un ponte, non costruitevi sopra alcuna dimora. Eò?? un fiume,
non aggrappatevi alle sue sponde. Eò?? una palestra, usatela per sviluppare lo
spirito, esercitandolo sullò??apparato delle circostanze. Eò?? un viaggio: compitelo
e procedete!ò?? Budda