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: http://www.arcetri.astro.it/~sperello/Mustang14.html
Äàòà èçìåíåíèÿ: Tue Mar 24 18:43:13 2015 Äàòà èíäåêñèðîâàíèÿ: Sun Apr 10 00:04:04 2016 Êîäèðîâêà: ISO8859-5 Ïîèñêîâûå ñëîâà: http astrokuban.info astrokuban |
Diario
di viaggio
Trekking
in Mustang, ottobre 2014
ò??
Qualcosa Ó? nascosto.
Vai a cercarlo. Cerca al di lÓš delle vette. Qualcosa Ó?
stato perso al di lÓš delle vette. Ó? stato perso e ti
aspetta. Vai!ò?? Rudyard Kipling
Il fascino del Mustang Ó? dovuto al fatto che si tratta di unò??enclave tibetana in territorio nepalese. Infatti Ó? tibetano per paesaggio, popolo, cultura e religione, ma si trova in territorio nepalese. Chi ama il Tibet ci ritrova il brullo altipiano a nord della catena principale dellò??Himalaya, i monasteri buddisti, il popolo schivo, ma ospitale, il clima secco e i cieli tersi, ma senza le devastazioni e le modernitÓš portate dai cinesi. Tuttora si puÓÂ attraversarlo completamente solo a piedi, anche se con la stagione secca alcuni veicoli riescono a salire sul greto del Kali Gandaki, il fiume principale. Il Mustang Ó? stato per secoli un regno indipendente; dal 1951 Ó? parte dello stato nepalese e solo da pochi anni Ó? aperto ai turisti. Ó? un luogo dove cò??Ó? poco, ma non manca nulla!
ò??
In una valle lontana, dietro le vette
ghiacciate dellò??Himalaya, vive un re dò??altri tempi.
Il suo castello Ó? di pietre e di fango, i suoi tesori sono pecore e cavalli.ò?? Tiziano Terzani
MercoledÓ? 8 ottobre
Questa volta
abbiamo perso l'aereo! Quando si tratta quasi di partire da Castel del Piano
per Fiumicino per prendere l'aereo di Etihad che
parte alle 21:45, mi accorgo che ho lasciato il passaporto a Firenze.
Probabilmente sono rimasto scombussolato ieri quando, appena arrivato a Firenze
dopo il matrimonio di Laura, sono dovuto ripartire di gran fretta per portare a
Chiusi il passaporto di Laura che l'aveva lasciato a Firenze ed era giÓš partita
per Fiumicino alla volta del viaggio di nozze in Australia. Le ho portato il
passaporto e mi sono dimenticato il mio, in quanto, essendo giÓš a Chiusi ho
pensato di andare a Castel del Piano, senza tornare a Firenze. Oggi, dopo aver
recuperato il passaporto da Firenze in moto, tentiamo comunque di andare a Roma
pensando di poter ripartire da lÓ?, magari dormendo da Brunoro,
ma Etihad non risponde al telefono e Marchetto
al telefono ci trova un volo con Turkish Airlines che
parte domani mattina da Pisa. Quindi torniamo a Castel
del Piano con gran gioia di Xi-Ling, dei gatti e di
Eco.
GiovedÓ? 9 ottobre
Quinto ci
accompagna a Terontola dove prendiamo il treno per
Pisa e poi il volo per Kathmandu con scalo a Istanbul. Sul treno ci capita un
incredibile caso fortunato. Saliamo su un vagone a caso e ci sediamo in uno
scompartimento a caso. Poi mi ricordo che abbiamo dei posti prenotati e sono
proprio quelli dove siamo seduti! Ó? segno che forse la
jella ci ha abbandonato.
VenerdÓ? 10 ottobre
Si arriva a
Kathmandu all'alba con ottima vista sui monti rosa. Dopo le solite formalitÓš
del visto, l'auto della Firante ci porta al solito albergo
(Ambassador Garden Home). La stanza non Ó? ancora pronta e ne approfittiamo per
una visita a Durbar Square
e per una sosta al Pilgrim Book Store.
Dopo una siesta ristoratrice torniamo al tempio delle scimmie, dove Carla dÓš il
suo meglio comprando una pietra scolpita ed un
campanaccio di 7 metalli con il batacchio di corno di yak. Dietro al tempio
principale ci sono decine di monaci che a due a due fanno vivaci dispute
teologiche, contrassegnate da un forte battito di mani del vincitore. Poi Ó? il
momento della visita a Surendra, il capo dellò??agenzia
Firante che ci organizza il trek. Ci accompagna Robin,
un Nepalese dello stesso villaggio di Surendra in Humla, che sarÓš la nostra guida. Ha l'aria carina,
tranquilla e pare che sia esperto di buddismo. Siamo felici di rivedere Surendra, lui ci dÓš le istruzioni per il trek e noi lo paghiamo. Prima della cena in un ristorante thainlandese torniamo a Durbar Square.
Foto del giorno,
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Sabato 11 ottobre
Robin e
l'autista dell'anno scorso ci vengono a prendere in albergo alle 7:30 e
partiamo per Pokhara con la jeep di Surendra. Sono circa 200 km, la prima parte montuosa con
molte curve e camion. Ci fermiamo per pranzo vicino ad
una teleferica che porta ad un tempio indÓÉ sulla montagna. A differenza dei
buddisti, gli indÓÉ credono che si possa andare in paradiso in teleferica. Pokhara Ó? una piacevole sorpresa su un bel lago con vista
sull'Annapurna. Ci sistemiamo in un bell'alberghetto in riva al lago; poi con
Robin facciamo una passeggiata di poco piÓÉ di un'ora
fino al tempio indÓÉ di Bindhyabasini con belle viste
sui monti. Torniamo in taxi per non perderci il lungolago molto animato nella
luce del tramonto ed un ottimo sugo di frutta fresca.
Ceniamo al ristorante Zorba, che di greco ha solo il nome. Robin ci lascia in
anticipo perchÓ? soffre dei postumi di un'ulcera allo stomaco. Carla trova una pashmina per proteggersi il collo dal freddo ed asciugarsi il sudore.
ò??Il Mustang Ó? il paese della completa
felicitÓš, dove tutto ciÓÂ che Ó? ambito o necessario Ó? a portata di mano, dove i
sudditi sfavillano come stelle e lo spirito si diletta nella contemplazione del
re.ò?? Rebecca
Solnit
Foto del giorno,
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Domenica 12 ottobre
Partiamo per l'aeroporto
che Ó? ancora buio e prendiamo il primo volo per Jomsom,
che parte proprio all'alba. La vista sull'Annapurna e sui monti circostanti Ó?
proprio spettacolare. Il pilota Ó? bravo e vola basso fra i monti. All'arrivo ci
accoglie Buddy, il nostro portatore che conosce bene i sentieri del Mustang.
Qui comincia finalmente la nostra passeggiata. Percorriamo circa 8 km lungo il
fiume Kali Gandaki, un poò?? lungo
la strada delle jeep, un po' lungo sentieri. Da Pokhara
il paesaggio Ó? cambiato nettamente e, nonostante che siamo "solo" a
2700 m, non ci sono piÓÉ alberi e il cielo ha una meravigliosa luminositÓš
tibetana. Il fiume sale dolcemente, ma la valle Ó? mutevole con il Nilgiri e il Daulagiri alle
spalle. Questa salita senz'alberi con i molti alti alle spalle dÓš molto la
sensazione di essere in Tibet. Ó? solo strano che qui lo spartiacque, che segna
il confine, sia circa 100-150 km piÓÉ a nord della massima catena Himalayana qui
segnata dell'Annapurna, Nilgiri e Daulagiri.
Questa stranezza geografica ha creato l'enclave tibetana del Mustang in
territorio Nepalese. Arriviamo a Kagbeni per pranzo,
prima che si alzi il vento. Il pomeriggio Ó? dedicato alla visita del paese. Nel
monastero buddista c'Ó? un rito di chiusura di un periodo liturgico. I monaci
sono seduti in due file con davanti i fogli di
preghiera in tibetano. Uno recita e gli altri
rispondono in coro e suonano periodicamente un tamburo, una tromba ed alcuni
piatti di ottone. Il monaco piÓÉ
anziano sta seduto piÓÉ vicino alla statua di Buddha e conduce il rito con poche
parole, un campanello ed uno strumento fatto da una
scatola con appesi due spaghi cui sono legati due sassi. Ruotando il manico
della scatola con un movimento rapido ed alternato del
polso, si produce un suono simile a quello delle nacchere. Giovani del
villaggio portano dei vassoi pieni di candele rosse a
forma di cono (torma). Robin ci spiega che sono offerte e che il rosso
rappresenta il sangue delle antiche offerte di animali, ora non piÓÉ in voga. Il
paese ha una parte vecchia molto pittoresca, in cui gli edifici hanno la parte
bassa in pietre e quella alta di fango. Si cena molto presto e conosciamo un
francese che ha adottato un ragazzo di Pokhara di 18 anni e lo ha portato a vedere Muktinath.
Il ragazzo Ó? campione di karatÓ? e il francese lo ha
convinto a riprendere gli studi. Ó? riuscito a fare le carte per lò??adozione in
Nepal, ma non ancora in Francia. Dice che non ha figli nÓ? parenti stretti e
preferisce lasciare la sua ereditÓš al ragazzo nepalese, piuttosto che allo
stato francese.
ò??Tagliato fuori dal resto del mondo,
incontaminato da influenze esterne, il Mustang Ó? rimasto fermo nellò??immobilitÓš
del tempo. Montagne invalicabili lo hanno protetto dal ò??progressoò??.ò?? Tiziano
Terzani
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LunedÓ? 13 ottobre
Alle 7:15 siamo
pronti per partire, dopo un gargarismo con acqua calda e sale per tenere a bada
il mio mal di gola. La giornata Ó? bella, solo un poò?? piÓÉ velata di ieri. Come
sempre la mattina non cò??Ó? vento. Si segue la riva sinistra del Kali Gandaki. Robin rimane a
sistemare i permessi: infatti a Kagbeni
si entra nella riserva dellò??Alto Mustang. Seguiamo quasi
sempre la strada delle jeep, ma non ci sono quasi piÓÉ veicoli:
evidentemente la maggior parte va a Muktinath. La
valle sale molto dolcemente, ma la strada a volte sale di piÓÉ per superare
degli ostacoli. I pendii piÓÉ ripidi hanno bellissime formazioni rocciose. Una
sembra proprio un pandoro. Spesso ci sono gruppi di grotte evidentemente
abitate in passato. Robin dice che erano luoghi di meditazione. Visitiamo il
villaggio di Tangbe dove compriamo delle mele colte al momento. Dalla partenza
di questa mattina ci segue un simpatico cane nero, che viene
cacciato a sassate da un pastore di capre, ma lui continua a seguirci. Ci
fermiamo per pranzo a Chhusang. Tutti i paesi sorgono
in aree un poò?? pianeggianti e coltivabili, che tuttora sono necessarie per il
sostentamento degli abitanti. Coltivano orzo, grano saraceno, alberi di mele,
sorgo, ortaggi, con curatissimi sistemi di canalizzazione dellò??acqua. Dopo
pranzo arriviamo in un punto circondato da rocce rosse dove la valle si stringe
in una gola stretta. Passiamo il Kali Gandaki e lÓ? accanto la maggior
parte del fiume passa in uno stretto tunnel nella roccia rossa. Poi il sentiero
sale per un ripido pendio e si arriva a Chele, il posto per la notte.
Ovviamente Ó? un paese piÓÉ primitivo di quelli piÓÉ a valle, con i suoi animali, stupa, scuola e case di pietra e fango. A cena conosciamo
un tedesco che viaggia per conto suo. Dopo cena comincia a piovere e non resta
che dormire.
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MartedÓ? 14 ottobre
Ha piovuto tutta
la notte e non accenna a smettere. Tutti dicono che la pioggia Ó? molto strana
in questa stagione, ma cosÓ? Ó? e non ci si puÓÂ fare
niente. Ci prepariamo bene con mantelle e copri zaini e si parte lo stesso.
Abbandoniamo il fiume e saliamo di circa 600 metri sul versante destro di una
valle laterale, prima lungo una strada e poi lungo un sentiero agevole, ma reso un poò?? scivoloso dalla pioggia, che salendo
si trasforma in neve. Quando arriviamo al paesino di Samar, in terra Ó? tutto
bianco. Ci fermiamo a scaldarci in un rifugio. Si ferma con noi un gruppo di
francesi con i quali abbiamo condiviso la salita. Arrivano due locali dal
prossimo paese e dicono che sul sentiero ci sono giÓš 20 cm di neve. Ó? piÓÉ di
unò??ora che siamo fermi e la neve non accenna a smettere, anzi aumenta. Quindi decidiamo che Ó? meglio che ci fermiamo qui.
Finalmente mi cambio i vestiti che sono piuttosto bagnati. Il raffreddore mi ha
preso alla testa. Pranziamo e poi, visto che continua a nevicare, non resta che
leggere e poltrire fino a ora di cena. Mi convinco a prendere un antibiotico di
Robin e faccio i soliti gargarismi con acqua e sale. A cena conosciamo una
coppia di medici cechi, che mi danno delle medicine
per il raffreddore. Dopo cena tutti a nanna mentre continua a nevicare.
ò??We say that a house
without firewood on top is like a head without hair.ò?? Dara Gurung
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MercoledÓ? 15 ottobre
Grazie alle
medicine dormo bene e la mattina ha smesso di nevicare. Cò??Ó?
sole con ancora qualche nuvola e il paesaggio Ó? tutto bianco. Si sale a Bhena e poi a Syanboche. Il
paesaggio Ó? bellissimo, allietato dalla neve e dal sole. Camminiamo spediti e
decidiamo di andare a mangiare a Jhaite. Poi cò??Ó? un
passo sui 4000 m e si scende a Ghami, un villaggio piÓÉ
grande, dove ci fermiamo per la notte. Il proprietario Ó? parente del re del
Mustang. Ha una bella faccia diversa dagli altri. Cominciano ad arrivare sui
telefonini delle guide notizie di morti e dispersi dovuti a tempeste di neve e
vento intorno allò??Annapurna, non molto lontano da noi. Non riesco a mangiare molto, solo due minestre. Poi a letto sotto le stelle che
fanno capolino da una grande finestra.
ò??Bivacco notturno al monastero sui monti
Allungo la mano, afferro le costellazioni
Non oso parlare ad alta voce
Ho paura di svegliare chi sta sopra il cielo.ò??
Li Po,
dinastia Tang
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GiovedÓ? 16 ottobre
Ó? una mattina
fredda e bellissima. Le scarpe e le calze che ho lasciato fuori sono gelate, ma
il sole le scalda subito. Partiamo alle 8 e si sale al
Chinggel La (3870 m). In salita superiamo dei
ciclisti nepalesi in mountain bike, che poi ci risuperano
agevolmente in discesa. Comunque arriviamo a Tsarang
in 2 ore e mezza, invece delle 4 ore che dice la
guida. Carla Ó? molto piÓÉ veloce dellò??anno scorso e non devo mai aspettarla. Ci
fermiamo a pranzare al sole su un bellissimo tetto terrazzato.
Mentre ci preparano il pranzo andiamo a visitare il
monastero. Ó? pieno di vita. Ci sono delle donne che lucidano gli ottoni con del
carbone. Altri sono indaffarati in costruzioni, altri con i raccolti messi ad
asciugare sul tetto. Ma manca il monaco che Ó? andato a
celebrare un rito in casa di qualcuno. Quindi non
possiamo vedere lò??interno del tempio. Su una collina accanto a quella del
monastero cò??Ó? un palazzo fortificato che doveva essere quello del signore del
luogo, ma ora appare in disuso. Visto il tempo stupendo, lò??ora non tarda e le
buone condizioni fisiche, decidiamo di proseguire per Lo Mantang,
la capitale del Mustang, e recuperare cosÓ? la mezza giornata persa per la neve.
Dopo una rapida discesa al fiume, cò??Ó? una salita, prima un poò?? ripida, poi piÓÉ
dolce, che sale lungo una valle solitaria e meravigliosa. A metÓš della valle cò??Ó?
un solitario chorten. Si arriva al passo Lo La a
quasi 4000 m. Dal passo si vede Lo Mantang dallò??alto
e soprattutto lo splendido altopiano che sale dolcemente verso il Tibet, poco
lontano. Questo fa ben capire come questa terra sia molto meglio collegata con
il Tibet che con il Sud, dal quale la separano alte montagne, passi e canyon
impervi. In 4 ore siamo arrivati, invece delle 5 della
guida. Lò??arrivo allò??hotel scelto da Robin Ó? disperante.
La strada per arrivarci Ó? un fiume di fango e anche lò??interno non Ó? accogliente.
Non Ó? difficile convincere Robin a cercare un altro posto. Troviamo il Lotus
Holiday Inn che ha una bella stanza con bagno
privato, un lusso cui non siamo piÓÉ abituati. Siamo molto felici di essere
arrivati alla nostra meta nel Mustang e festeggiamo con una birra per cena.
ò??Nel 1380 un nobiluomo di Lhasa andÓÂ a
istallarsi in Mustang, si proclamÓÂ re e, tra queste strabilianti montagne,
costruÓ? una cittÓš. La cinse di grosse mura di fango e la chiamÓÂ Lo Mantang, ò??la piana delle aspirazioni
dello spiritoò??.ò?? Tiziano Terzani
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VenerdÓ? 17 ottobre
La notte Ó? delle
migliori, anche per Carla che con la toilette privata si lascia andare.
Finalmente non dobbiamo fare bagagli e partiamo con calma e con Buddy scarico
verso Choser, che Ó? a circa due ore di strada
risalendo il Kali Gandaki.
La valle Ó? dolce e i pendii hanno dei colori eccezionali. Visitiamo le grotte Jhong, scavate nella roccia friabile. Assomigliano alla
cittadella di Tsaparang in Tibet, ma senza dipinti e
piÓÉ piccole. Poi visitiamo il vicino monastero della setta Sakya
su un pendio dirupato. Cò??Ó? un monaco gentile, bei
dipinti e un buddha dalle mille mani. Pranziamo bene
in un semplicissimo ristorantino e poi Robin ci porta fuori dai giri turistici
a vedere un altro monastero, questa volta della setta Nyingma
che ha unò??affascinante luce allò??interno. Torniamo con calma,
un poò?? contro vento, in una solitudine ispiratrice. Arriviamo in albergo che il
sole ha riscaldato lò??acqua dei pannelli e ci facciamo la prima doccia da Kagbeni. Poi andiamo a prendere un cappuccino nel bar
ò??Lavazzaò??. Ó? molto buono e il proprietario ci spiega che glielo ha insegnato
Luigi Fieni, un italiano che da piÓÉ di 10 anni viene a
Lo Mantang per restaurare gli affreschi dei monasteri
e per fare una scuola di tanka. Un suo allievo Ó? il
proprietario di un negozio vicino al nostro albergo, dove Carla va a vedere dei
bei tanka da regalare. A cena si parla
dei programmi per il prosieguo del trekking.
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Sabato 18 ottobre
Bella giornata
fredda. Ci svegliamo con calma, anche perchÓ? abbiamo deciso di partire da qui
domani, un giorno prima del programma, per poter
andare a Muktinath entro gli 11 giorni del permesso.
Andiamo con calma al monastero di Namgyal sopra a Lo Mantang, lungo una valle coltivata. Il monastero Ó? in
ricostruzione, stanno rifacendo un edificio enorme che non si puÓÂ visitare.
Vicino cò??Ó? un simpatico villaggio agricolo, dove apro il primo tubetto di
bacetti Perugina a favore di Robin e di 5 ragazzine.
Poi Robin torna in albergo e con Carla andiamo a esplorare la valle coltivata a monte del monastero. Ci accompagna un ragazzino con una
grande gerla. Arrivati nella valle scopriamo che gli
serve per mettere lo sterco secco che raccoglie. Poi per caso troviamo
lò??origine del sistema idraulico che porta lò??acqua a Lo Mantang.
Lò??acqua viene prelevata dal fiume pulito a monte del
monastero e delle sue coltivazioni e poi canalizzata lungo il versante destro
della valle con un sistema antico, ma molto sofisticato ed efficace. Per
esempio in questo canale non vengono ammesse acque piÓÉ
sporche dai piccoli rivoli che scendono dal pendio. Per attraversare una valle
laterale piÓÉ grande la vecchia condotta che girava attorno alla valle Ó? stata recentemente rimpiazzata da un ponte sospeso
che Ó? quasi completamente occupato da un tubo che porta lò??acqua. CiÓÂ nonostante
lo percorriamo senza grossi rischi. CosÓ? arriviamo a
Lo Mantang da un lato non previsto. Per entrare nella
cittÓš dobbiamo scavalcare alcuni muretti e finiamo nellò??orto privato di una
famiglia. Dopo pranzo e siesta il proprietario del negozio di tanka, che Ó? allievo di Luigi Fieni, ci porta a visitare i 3 monasteri principali della cittÓš. Il piÓÉ interessante Ó? il Jampa Gompa,
che Ó? il piÓÉ antico e ha dei bellissimi Mandala tantrici. Nel museo collegato a
questo monastero ci sono antichissimi scritti Bon, che
sono stati trovati da una spedizione del National Geographic
in grotte qui vicine. Carla Ó? un poò?? raffreddata ma non rinunciamo ad una visita nel negozio dei tanka
dove compriamo quelli che Carla aveva giÓš scelto: un grande Avalokitesvara
per Gori, un sentiero dellò??elefante per Marchetto e
una ruota della vita per Leslie. Sono veramente bellissimi e ci vengono confezionati in un tubo impermeabile. Dopo gli
acquisti il gran freddo ci respinge dal caffÓ? italiano in albergo sotto le
pezze fino a cena e poi anche dopo per lò??ultima notte a Lo Mantang.
ò??Ó? facile capire come per gli uomini,
vissuti da secoli in questo paesaggio, il vento non sia altro che il respiro
delle montagne, ogni rupe e ogni anfratto la dimora di un dio di cui Ó?
importante guadagnarsi la benevolenza.ò?? Tiziano
Terzani
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Domenica 19 ottobre
Ó? una giornata
meravigliosa, senza una nuvola e neanche troppo fredda. Dopo avere salutato i
vari amici, partiamo lungo il sentiero piÓÉ a sud ovest, piÓÉ in alto sul lato
destro della valle. Si arriva abbastanza dolcemente ad un passo a 4300 m in un
paio di ore. Da lÓ? si scende al monastero di Ghar Gompa, uno dei piÓÉ vecchi esistenti fra i buddisti. Ó? molto
interessante: invece delle solite pitture sulle pareti ha centinaia di piccole
nicchie, ciascuna delle quali contiene una divinitÓš un poò?? in
rilievo e dipinta. Ci preparano anche unò??ottima minestra di verdura. La
luce della giornata Ó? meravigliosa dappertutto e il paesaggio cambia dal freddo
altipiano tibetano a monti piÓÉ mossi e vari. La catena dellò??Annapurna e del Nilgiri spicca sullo sfondo a sud. Su questo sentiero in
disparte ci sono piÓÉ locali che turisti. Da Ghar Gompa si risale al Mui La a 4170 m, da cui una ripida discesa ci porta a Dhakmar, un bel paesino sotto unò??impressionante e variegata
parete di rocce rosse. Visitiamo il monastero e Carla trova finalmente dei
fossili per la nostra collezione e da regalare. Le rocce colorate sotto la luce
del sole calante sono stupende e non smetto di far
foto. Con unò??altra ora di cammino arriviamo a Ghami,
il luogo della notte, dove torniamo allò??ostello giÓš conosciuto. Approfondiamo
la conoscenza con la coppia di francesi di Montpellier, vecchiotti molto
simpatici. Mi godo le stelle da una grande finestra davanti al letto.
ò??Noi ci guardiamo, il cielo ed io, senza
stancarci.ò?? Li
Po
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LunedÓ? 20 ottobre
La giornata Ó?
bellissima e non fredda. La padrona dellò??ostello ci fa visitare il suo
monastero privato e ci vende delle pietre da collana. Partiamo lungo la stessa
strada dellò??andata che sale al Ghami La (3765 m), ma
dopo la discesa dal passo giriamo a sinistra per Ghiling,
che allò??andata avevamo saltato. Ó? un villaggio grande con grandi spazi,
sormontato da una collinetta con un vecchio forte diroccato e due monasteri del
secolo scorso, restaurati 20 anni fa. In quello
superiore cò??Ó? una cerimonia per il benessere e la pace
del villaggio, alla quale vengo invitato a partecipare, mentre Carla non Ó?
ammessa. Circa 8 monaci leggono preghiere, suonano,
cantano e bevono the con burro di yak, che viene offerto anche a me. Mi faccio
forza e lo bevo. Un giovane monaco seduto accanto a me mi dÓš
spiegazioni su quello che accade, mi dice che ha sentito parlare di Luigi
Fieni, che perÓÂ lÓ? non Ó? stato (qui restauri non sono necessari). Poi visitiamo
anche il monastero piÓÉ in basso, anche lui piuttosto nuovo (vedi foto). Ripartiamo
e, dopo un piccolo errore di strada commesso da Robin (Buddy non Ó? venuto a Ghiling ed ha tagliato dritto per Samar), al passo Syamboche La (3850 m) ritroviamo i simpatici francesi. Con
loro pranziamo a Syamboche, dove loro si fermano,
mentre noi con calma ripartiamo e, dopo un passo sui 4000 m e vari saliscendi,
finalmente verso le 17 arriviamo a Samar nello stesso ostello dellò??andata. La
strada Ó? adesso senza neve e tutta soleggiata, anche se a sud dopo i monti alti
fanno capolino le nuvole di una nuova perturbazione annunciata, speriamo bene.
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LunedÓ? 20 ottobre
Il tempo non Ó?
cosÓ? male, qualche nuvola, ma molto cielo libero, per cui praticamente
il sole non Ó? mai oscurato. Partiamo con calma perchÓ? ci aspetta relativamente
poca strada. Dopo il passo Dajori La (3735 m) deviamo
a destra ed attraversiamo il grande canyon del Gyakar Khola, discendendolo e
risalendolo per andare a vedere il paese di Ghyakar,
pacifico villaggio agricolo con molti campi attorno, dove stanno terminando i
raccolti e la battitura. Lungo la salita per passare uno sperone di roccia cò??Ó?
un tunnel di circa 50 m, dove esibisco inutilmente la lampada frontale. Attorno
al paese ci sono molti alberi, piÓÉ di qualsiasi altro posto visto nel Mustang.
Ripassiamo il canyon con un bel ponte sospeso e ci ritroviamo a Chele.
Stranamente non cò??Ó? nessun turista, mentre allò??andata era pieno. Robin ci
spiega che dopo gli incidenti di una settimana fa in cui sono morte piÓÉ di 60 persone, il governo nepalese ha deciso di annullare tutti
i permessi per la zona dellò??Annapurna e del Mustang. Riattraversiamo il Kali Gandaki sul ponte vicino al
tunnel del fiume ed arriviamo a Chhusang,
dove pranziamo sulla soleggiata terrazza di un ristorante. Dopo il freddo
patito in alto, questo Ó? un gran sollievo. Poi in circa mezzò??ora arriviamo a Chhomnang, il posto della notte, che Ó? unò??unica casa di
contadini dove hanno unò??accogliente stanza per ospiti. Dopo esserci riposati su
un bel prato concluso, andiamo a visitare Tetang, un
poò?? piÓÉ su lungo la valle del Narsing Khola, che poi diventa uno stretto canyon. Tetang Ó? arroccata su due speroni. Visitiamo quello piÓÉ a
sud, che dallò??esterno ha lò??aspetto di una fortezza. Dentro ha un dedalo di
vicoli e tunnel fra alti edifici, in parte abbandonati. Ci sono residui di
antico splendore nelle finestre intarsiate. La gente Ó? dedita ad attivitÓš
agricole di sistemazione dei raccolti. Fra i due speroni, piÓÉ in alto cò??Ó? una lunga fila di tamburi rotanti con accanto una bella
scuola. Un ragazzo locale che ci segue da un poò?? (Krishna
guru) ci dice che nella scuola ci sono tre allievi e due insegnanti. Sullo
sperone piÓÉ a nord cò??Ó? un analogo villaggio fortezza, per lo piÓÉ abbandonato,
con un monastero che visitiamo. Allò??interno ci sono delle macabre mummie di
leopardi delle nevi e qualche dipinto piuttosto
moderno. Ridiscendendo verso il fiume incrociamo una mandria di una cinquantina
di zho (incrocio fra yak e mucca), che vengono portati al paese per lò??aratura. Sono bellissime
bestie ed ogni famiglia ne avrÓš un paio per il periodo
dellò??aratura. Vengono accolti dalla gente del
villaggio con grandi feste, che certamente non hanno riservato a noi. Poi Krishna ci porta un poò?? a monte
lungo il fiume a vedere delle polle di acqua sorgiva ricca di carbonato di
calcio, che colora le rocce di rossiccio. Torniamo a Chhomnang
lungo il fiume ed invitiamo Krishna,
che ha legato con Robin, a cenare con noi. La ragazza di casa cucina bene ed Ó?
gentile, piace molto a Robin e Krishna. Ci insegna
una scorciatoia per arrivare alla toilette che Ó? fuori.
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MercoledÓ? 22 ottobre
Dopo una buona
colazione e con il pranzo al sacco partiamo in salita e ripassiamo da Tetang, proseguendo poi verso il passo Gyu
La (4077 m). Facciamo la salita a volte assieme ad un gruppo di francesi.
Passiamo delle ò??canne dò??organoò?? sulla destra e poi entriamo nella valle del Dhinklo Khola, che risaliamo per
un pezzo e poi attraversiamo. Prima del passo ci fermiamo per il picnic su un
prato, che tre pernici ci lasciano momentaneamente libero. Noi lasciamo loro le
cocce delle uova e i torsoli delle mele. Al passo si apre una stupenda vista
sul Muktinath Himal e sul Nilgiri e Annapurna retrostanti. Ci fermiamo per unò??ora ad
ammirare il paesaggio meraviglioso, che poi ci accompagna anche per la discesa
con il Dhaulagiri che compare sulla destra. Arrivando
a Muktinath si attraversa la valle che scende dal Torung La, il passo dove la settimana scorsa sono morte
decine di persone sorprese dalla tempesta di neve e di vento. Arrivati a Muktinath proseguiamo per Ranipawa dove sta il nostro albergo. Prendiamo
la stanza piÓÉ in alto con una meravigliosa vista sul Nilgiri
e sul Dhaulagiri. Ci facciamo una meritata doccia e
poi andiamo a visitare i templi buddisti e induisti. Abbiamo la fortuna di
essere accompagnati da Robin che Ó? esperto di buddismo e da Buddy che Ó?
induista. Quindi Buddy ci mostra il tempio induista e le sue 108 fontanelle, a
ciascuna delle quali lui, Robin e Carla si bagnano la faccia, mentre io faccio foto. Poi Robin ci mostra il tempio buddista che ha
una fiammella sempre accesa alimentata da gas naturale. Il tutto Ó? illuminato
dal tramonto con il sole che scende dietro al Dhaulagiri.
Torniamo in albergo per la cena e le decisioni su cosa fare domani. Non cò??Ó?
luce ma ci si arrangia e il letto Ó? molto comodo.
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GiovedÓ? 23 ottobre
Sveglia
splendida con il sole che comincia ad illuminare la
vetta del Dhaulagiri. Oggi ci concediamo la discesa
fino a Jomsom in jeep. Per questo andiamo alla stazione
da cui partono e, siccome non cò??Ó? abbastanza gente da riempire una jeep prima,
partiamo con quella delle 9, in cui siamo solo noi 4. Ad un villaggio carichiamo delle bottiglie che poi
scarichiamo ad una guesthouse. Ad
un altro villaggio carichiamo due persone: un padre che lascia la figlioletta
in lacrime ed un ragazzo che va a trovare un amico a Kagbeni.
Lò??autista Ó? molto esperto e la luce del mattino Ó? meravigliosa nel far
risaltare i colori autunnali. Ci fermiamo a Kagbeni
perchÓ? Robin deve far timbrare lò??uscita sui nostri permessi. Ad
un cancello in cui ci sono in terra dei tubi per impedire il passaggio degli
animali, ci dobbiamo fermare a risistemare i tubi per poter passare. PiÓÉ avanti
carichiamo una signora con la figlioletta piccola. Questò??ultima osserva molto
attentamente ciascuno di noi e sta tutto il tempo attaccata ad
un dito di Carla, stringendolo piÓÉ forte nei frequenti sobbalzi. A Jomsom Robin va nellò??ufficio della compagnia aerea, la Simrik Airlines, per chiedere di spostare il nostro volo
per Pokhara da dopodomani a domani. Infatti, a causa
della durata limitata del nostro permesso per il Mustang (11 giorni) e della
nostra scelta di arrivare a Muktinath dal passo Gyu La, adesso dovremmo stare due notti a Jomsom, dove non cò??Ó? molto da fare. Quindi
preferiremmo passare la seconda notte a Pokhara, ma
serve lò??anticipo del volo. Lò??agenzia aerea dice di aspettare il pomeriggio per
sapere. Allora andiamo a piedi a Marpha, percorrendo
circa 8 km della strada che scende lungo il Kali Gandaki. Cò??Ó? un fastidioso vento contrario che solleva
polvere, ma la giornata Ó? stupenda e la valle costellata di piantagioni di
meli, cosa per cui Marpha Ó? famosa. Marpha Ó? un bel villaggio molto pulito e ordinato, che Ó?
stato un poò?? tagliato fuori dalle soste dei trekkers
da quando hanno fatto la strada qualche anno fa. Cò??Ó?
un bel monastero su diversi livelli, molto ben tenuto. Ci beviamo una spremuta
fresca di mele e Buddy compra una scatola di mele da portare a casa. Tornando
verso Jomsom fermiamo un autobus locale di passaggio
e ci godiamo quindi anche questa imperdibile esperienza. CosÓ? arriviamo a Jomsom in tempo per
vedere il Mustang Eco Museum, dove ci sono belle
foto, reperti vari e una bella collezione di piante medicinali e non. Cò??Ó? anche
una riproduzione di un monastero, come se non ne avessimo visti abbastanza.
Torniamo allò??ufficio della compagnia aerea che ci tiene in ballo ancora per un
poò??. Dice che suo figlio Ó? rimasto
bloccato con la jeep a Kagbeni e il padre
nellò??ufficio non ci sa dire. A cena dobbiamo chiedere ad
un gruppo di francesi, lo stesso che era al Gyu La,
di abbassare il volume della loro musica assordante con la quale festeggiano la
fine del trek. Lò??unica pesona
spiacevole fra di loro Ó? la guida che svende
sfrontatamente la sua terra al consumismo. Salutiamo Buddy che domani mattina
presto prende lò??autobus per Kathmandu: gli diamo mancia e regali, Ó? una persona
dò??oro.
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VenerdÓ? 24 ottobre
Ci svegliamo
presto per essere allò??aeroporto in tempo per qualsiasi evenienza. Il tempo Ó?
bellissimo, ma non arriva nessun volo. Dicono che da Pokhara
i voli non partono perchÓ? cò??Ó? nebbia. In compenso arrivano i passeggeri
mancanti sul primo volo della Simrik, che noi avremmo
voluto prendere. Comincia una lunga attesa, ma nessun
aereo arriva. Allora ci associamo ad una coppia di
francesi ed una di tedeschi per prendere una jeep per Pokhara.
In effetti alle 10:30 non Ó? ancora arrivato nessun
volo. Torniamo in paese e dopo un poò?? di contrattazioni e consultazioni con le
varie agenzie prendiamo una jeep per Pokhara a 65000
rupie per otto persone: i due tedeschi, i due francesi, la loro guida, noi due
e Robin. La cifra Ó? molto alta, circa 500 euro, ma
dividendo Ó? ragionevole e Surendra ci dice che pagherÓš
lui per Robin. La jeep Ó? un Land Rover indiano, molto robusto. Con il francese
e le guide ci sistemiamo dietro. La strada Ó? terribile. Ó? nuova, ha 5 anni, ma sembra che ne abbia 1000 e che non sia mai stata
mantenuta. Scende lungo il Kali Gandaki,
la cui valle diventa sempre piÓÉ stretta, si popola di alberi fino a diventare
lussureggiante con molte cascate che ci cadono dentro. Ó? il famoso canyon piÓÉ
profondo del mondo (insieme a quello del Yarlung Tsangpo / Brahmaputra fra
il Tibet e lò??Arunchal Pradesh
in India). Per fortuna ci sono vari posti di blocco e di controllo dove si puÓÂ
scendere a sgranchirsi le gambe. Ci fermiamo a pranzo in un bel villaggio pieno
di bambini e ragazzi festosi. In effetti Ó? in corso la
festa indÓÉ del Tihar e se ne vedono gli effetti lungo
tutta la strada. Dopo 75 km e 6 ore arriviamo a Beni
dove la strada diventa migliore, ma ci sono ancora 78 km che facciamo in poco
piÓÉ di due ore, arrivando a Pokhara verso le 18:30
che Ó? giÓš buio. Impazza il Tihar con spettacoli
improvvisati per strada. Torniamo allo stesso albergo dellò??andata (Lake Front
Hotel) e allo stesso ristorante. Diamo a Robin la mancia e gli regaliamo i miei
scarponi del Kailash, con lò??augurio che possano
tornarci con lui.
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Sabato 25 ottobre
Alle 7:30 siamo
allò??aeroporto di Pokhara per prendere il volo per
Kathmandu che dovrebbe partire alle 8:30, comò??Ó? scritto sul biglietto. Ci
dicono subito che cò??Ó? un errore: il volo Ó? alle 9:45. In realtÓš parte alle
10:15. Dallò??aereo si vedono belle montagne sulla sinistra e si arriva
tranquillamente a Kathmandu. Robin ci porta in albergo, poi sparisce. Faccio
una prima scrematura dei 600 e-mails arrivati su
Arcetri e dei 70 su libero. Fra i primi cò??Ó? anche
quello della Etihad che ci
dice che non ci possono dare lò??upgrade in business, ma che il volo di ritorno Ó?
confermato. Andiamo a ritirare la maglietta per Leo dal sarto, al quale
lò??avevamo ordinata, e ci troviamo anche le albicocche secche e i pistacchi che
avevamo comprato per il trekking. Ne regaliamo la metÓš allò??onesto sarto e Carla
si fa fare anche una maglietta con un drago. Poi
andiamo a rivedere Durbar Square.
Tornando aiutiamo una famiglia francese a ritrovare il suo albergo, ormai a
Kathmandu siamo quasi di casa.
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Domenica 26 ottobre
Giornata di
pieno relax. Prendiamo un taxi per Bungamati,
un paese a sud, piuttosto pittoresco. La festa indÓÉ Tihar
Ó? ormai alla fine e le papere possono ripulire i disegni floreali per terra.
Anche qualche cane si degna ad aiutare. Cò??Ó? un shikhara bianco in una piazza in discesa e molte vasche, da
cui la gioia delle papere. Tornando a Kathmandu ci fermiamo a Khotana, un villaggio ancora piÓÉ semplice con un bel tempio
a tre piani di legno intarsiato. Una giovane capretta nera si fa accarezzare
sotto lò??occhio vigile della madre. Robin ci viene a prendere in albergo e ci
porta in una libreria sua amica, dove compro due libri consigliati da lui: ò??Bo
and Bonò?? di un russo sullo sciamanesimo e ò??The navel
of the demonnessò?? di Charles
Ramble su Tetang. Poi ci
porta allò??ufficio di Surendra, dove ho la bella
sorpresa di trovare Chhiring. Sta bene e sua moglie sta per avere un figlio. Chiacchieriamo di tante cose e
facciamo delle foto ricordo. Poi Chhiring va via e Surendra ci porta a cena in un buon ristorante nepalese.
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LunedÓ? 27 ottobre
Qui a Kathmandu Ó?
il primo giorno lavorativo dopo diversi giorni festivi
e si nota subito dal traffico. Andiamo a Bodhinat in
taxi a rivedere il grande stupa. Questa volta abbiamo
tutto il tempo di girare con calma anche i dintorni, dove ci sono vari e scuole
e monasteri tibetani. Cerchiamo di tornare a piedi, ma la strada Ó? molto lunga
e alla fine prendiamo un taxi. Poi facciamo gli ultimi acquisti prima di
partire. Verso le 17 andiamo allò??aeroporto, 3 ore
prima della partenza, dove troviamo Robin per lò??ultimo saluto. Arrivati al
check-in della Etihad ci
offrono un upgrade in business class per 80 euro
ciascuno. Accettiamo e facciamo la coda della
business, che perÓÂ Ó? piÓÉ lenta dellò??altra perchÓ? il computer non funziona.
Davanti a noi un tedesco protesta perchÓ? dice che gli avevano detto che
lò??upgrade costava 50 euro, non 80. E passa alla coda
della classe turistica. Quando finalmente tocca a noi, la ragazza che Ó? al
banco dei check-in ci dice che cò??Ó? un problema e va nel pallone. Viene sostituita. Ci dicono che cò??Ó? un problema con il
nostro biglietto e ci chiedono di aspettare, chÓ?
devono contattare Abu Dhabi. Ci fanno sedere fuori della coda. Poi un certo Anshul di Etihad ci dice che, siccome non abbiamo volato le prime due tratte del volo (FCO
– Abu Dhabi – KTM) allò??andata di venti giorni fa, non possiamo
volare ora, perchÓ? ò??il sistemaò?? non lo consente. Ribatto che due giorni fa
abbiamo ricevuto un e-mail da Etihad che diceva che
il volo di ritorno era confermato e che non dovevamo fare niente al riguardo.
Ci rispondono che Ó? un e-mail inviato automaticamente dal ò??sistemaò??. Insomma
sembrano in totale balia del ò??sistemaò?? ed incapaci di
aiutarci, anche se Anshul conferma che il volo non Ó?
pieno (infatti ci hanno anche offerto lò??upgrade). Lò??unica soluzione che ci offrono Ó? quella di acquistare un nuovo biglietto per il
ritorno che costerebbe 750 euro a testa. Ma nemmeno questo Ó? possibile, perchÓ?
in aeroporto non cò??Ó? un ufficio biglietti della Etihad e non cò??Ó? internet. Nemmeno Surendra,
che chiamo al telefono con un cellulare della Etihad, riesce a comprarci un biglietto su internet, perchÓ?
il volo Ó? giÓš chiuso. Incredibilmente non ci resta che tornare in albergo a
Kathmandu, quando sono ormai le 20:30. Da lÓ? con internet troviamo subito un
nuovo volo con Turkish airlines
che parte domani mattina alle 8:30 ed arriva alle
17:55 a Fiumicino, neanche tanto tempo dopo il volo con Etihad.
Poi vado a ritrovare il sarto che tre anni fa mi ha fatto la mantella
impermeabile e lui Ó? tutto contento di rivedermi.
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MartedÓ? 28 ottobre
Sveglia alle 5, poi ci porta allò??aeroporto un tassista che prima lavorava
come guardia allò??Ambassador Garden Home. Ora si Ó? sposato, ha una bambina ed ha
fatto il grande passo di diventare tassista. Le banche non lo
hanno aiutato, perchÓ? ò??non aveva esperienzaò??, ha dovuto ricorrere ad una
societÓš finanziaria e paga interessi del 19%, ma dice che fra due anni lò??auto
sarÓš sua. Evidentemente le banche sono uguali in tutto il mondo. Con la Turkish non cò??Ó? nessun problema dò??imbarco, sembra un altro
mondo, il volo Ó? puntualissimo ed arriviamo a Roma
addirittura in anticipo. Poi con un treno arriviamo a Perugia, dove troviamo
Quinto che ci porta a casa dai nostri cani e gatti. Non credo che volerÓÂ mai
piÓÉ con Etihad.